accompagno le persone attraverso il lutto perinatale e il lutto

Io ci sono…

Passo le mani sulla pancia. Lo faccio spesso da quando ha cominciato a sporgere. Lo faccio senza nemmeno pensarci, come una carezza, una rassicurazione.
Come a dire: “Io ci sono e so che ci sei.”

Passo le mani sulla pancia e all’improvviso mi rendo conto che non so da quanto non ti sento più.
Sarà un’ora? Due? O quanto?
Il cuore comincia a battere veloce, il cervello fa un sussulto nella testa, le mani si fermano sulla pancia. Larghe e calde l’avvolgono tutta.
“Io ci sono. Tu ci sei… ancora?”

Il fiato si fa corto e i pensieri cadono in un buco nero senza tempo.
“Io ci sono. Dimmi che ci sei.”

In quel momento tuo padre entra nella stanza e mi vede immobile, respiro piano, le mani ferme sulla pancia.
Lo guardo con gli occhi grandi e fissi. Lui capisce. Lui sa.

Si avvicina. “Forse dorme” – mi dice.
Lo dice, ma non ci crede.
È accanto a me e respira piano, come me. Restiamo in silenzio ad ascoltare, sperando di sentire te.
“Noi ci siamo. E tu?”

Con timore tuo padre appoggia la sua mano sulle mie. È calda. Senti il nostro calore?
“Noi ci siamo. Dicci che ci sei.”

Un sussulto! E con forza accarezzi le nostre mani.
Trasaliamo pieni di emozione!
“Mi farete morire!” – esclama papà. Mi sfiora la guancia con un bacio, ti accarezza piano e si allontana alleggerito.

Io resto ancora un po’ lì. Le mie mani ferme sulla pancia. “Io ci sono. Tu resta con noi.”

#lagravidanzadopoilluttoperinatale #nonchiamatelaarcobaleno

Pubblicato per la prima volta il 6 giugno 2017

La gravidanza dopo il lutto perinatale non è una gravidanza come tutte le altre.
Se senti il bisogno di raccontare di te, di voi, puoi scrivermi, se vuoi:
erikazerbini.it@gmail.com

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