accompagno le persone attraverso il lutto perinatale e il lutto

Attraversare il lutto

Attraversare il lutto

Il lutto provoca una grande sofferenza, sia emotiva che fisica.

A volte è talmente potente che vorremmo conoscere una formula scaccia dolore capace di spegnerlo una volta per tutte.

Purtroppo non esistono ricette di questo tipo. Ci tocca passare dentro questa sofferenza.

Attraversare il lutto significa ascoltare il dolore che proviamo e prenderci cura di noi affinché la ferita che la morte ha causato abbia modo di rimarginarsi. Quando la ferita sarà cicatrizzata, anche il dolore sarà lenito, in alcuni casi potrebbe persino scomparire.

Si tratta di un percorso che richiede tempo, talvolta persino più tempo di quanto avevamo immaginato. È importante avere chiaro che non si tratta di una gara: non vinciamo nulla arrivando prima, però abbiamo tutto da guadagnare quando compiamo il percorso senza fretta, prendendoci cura delle nostre emozioni, del nostro corpo e dei nostri bisogni con calma.

Talvolta accade di compiere scelte che appaiono frutto di un’elaborazione profonda, dettate invece dall’urgenza di togliersi dalla sofferenza. Stare nella pena è faticoso e scomodo, oggi più che mai, dato che la nostra società ci richiede di essere costantemente performanti e non lascia spazio ad alcun margine di digressione, tuttavia è essenziale non farsi prendere dalla fretta e compiere tutti i passaggi necessari per attraversare il lutto e ritrovare un equilibrio soddisfacente.

Anche se non esistono formule scaccia dolore, la mia esperienza accanto ai dolenti mi ha permesso di notare come alcuni ingredienti siano comuni fra le persone che attraversano il lutto e via via recuperano una buona qualità di vita, libera dalla persistenza della sofferenza.

Di seguito elenco quanto ho osservato.

Volontà

È fondamentale volere trovare il modo per stare meglio.

Non è detto che il desiderio di migliorare la propria qualità di vita si palesi fin dal primo periodo del lutto, talvolta può trascorre anche molto tempo prima di maturare tale obiettivo. Nel momento in cui scatta questo desiderio, l’atteggiamento muta radicalmente, sciogliendo progressivamente la resistenza ad accogliere il cambiamento che la morte ha portato nella nostra vita.

La situazione non si risolve da sé, non senza il desiderio o la volontà di attivarci per migliorare la nostra condizione.

Spesso sentiamo dire che ‘il tempo guarisce tutte le ferite’, una frase che ci rende passivi e che ci priva del giusto riconoscimento nella risoluzione di situazioni difficili come quelle luttuose.

Non è vero che il tempo sia guaritore. Accade invece che noi mettiamo in atto comportamenti anche inconsapevoli, che, ripetuti nel tempo, hanno il potere di migliorare le cose.

Il tempo di per sé scorre e basta.

Ciò che conta è come ci adoperiamo noi durante il tempo che scorre.

Il lutto è definito un processo attivo, significa che noi abbiamo una parte centrale, fondamentale nel vivere questa fase della nostra esistenza.

Cosa facciamo – anche inconsapevolmente – che, ad un certo punto, ci fa sentire meglio?

Riorganizziamo la nostra esperienza col defunto e diamo un significato all’esperienza di perdita che abbiamo vissuto.

Nel ripercorrere centinai, migliaia, milioni di volte gli avvenimenti condivisi con chi non c’è più, ridefiniamo la nostra storia con lui, recuperando i vari pezzi. Nel farlo sperimentiamo diverse emozioni: tristezza, rabbia, nostalgia, colpa, paura, gratitudine, ecc.

In questo modo ci ‘alleniamo’ alla nostra vita senza, cioè scopriamo quanto la nostra identità era intrisa della relazione col morto e la ridefiniamo.

Il lutto è una ferita dell’identità: si tratta di scoprire chi siamo senza l’altro.

La resistenza risiede spesso nel non volersi pensare, vedere, sentire senza l’altro: ciò blocca il percorso del dolente.

Curiosità

È fondamentale desiderare di scoprire chi siamo senza l’altro, tenendo presente che la nostra nuova identità resterà anche costituita dalla nostra passata relazione col defunto.

Cioè, i nostri morti non muoiono mai del tutto finché noi siamo in vita, poiché restano in quelle parti di noi che la relazione con loro ha definito.

Chi siamo stati con il nostro caro? In che modo la relazione con lui ha partecipato alla costituzione della nostra identità? Come la sua assenza impatta su di noi? Cosa ci resta di lui, indelebile nonostante la sua assenza? Chi siamo senza il nostro caro? Che significato ha per noi questo percorso attraverso il lutto?

Serve dunque essere curiosi e non lesinare le domande alle quali trovare risposte. Queste sono solo alcune fra le possibili, utili per aiutarci a dare forma alla nostra nuova identità, permettendoci così di riconoscerci nuovamente ‘interi’ e in equilibrio.

Elasticità

È importante essere aperti alla novità. È molto probabile che ci scopriremo diversi da come ci percepivamo prima della morte del nostro caro. A volte ciò desta in noi stupore e persino compiacimento. A volte capita di scoprirci come non avevamo immaginato e possiamo spaventarci.

In questa fase potrebbe intervenire una nuova resistenza al cambiamento, che potrebbe rendere il percorso più faticoso.

Accogliere la trasformazione, proseguendo ad ascoltare le nostre emozioni e il nostro corpo, ci conduce fin dove questo stravolgimento della nostra esistenza saprà portarci.

Il lutto non giunge per rovinarci la vita. Il lutto si palesa perché la nostra esperienza terrena è finita: tutti noi siamo destinati a morire e a lasciare qui i nostri cari. Si tratta di un fatto imprescindibile. Sta a noi accoglierlo come tale e non come una punizione o un’ingiustizia.

Noi cambiamo già continuamente, senza accorgercene: le nostre cellule muoiono progressivamente, lasciando spazio alle nuove, rinnovandoci incessantemente. Ogni evento, interazione, cambiamento, ha effetto su di noi, apportando piccole modifiche alle quali il più delle volte non facciamo caso. La vita stessa è un continuo fluire, siamo un costante work in progress.

La morte dei nostri cari impatta su di noi in modo travolgente, rendendo macroscopico ciò che nel quotidiano ci sfugge, tuttavia possiamo essere rassicurati dal fatto che la capacità di adattarci, mutare e divenire è parte integrante del nostro essere umani. Senza questa abilità, ci saremmo già estinti.

Allargare lo sguardo ad altri e inediti aspetti di noi, riuscire a riflettere sulla situazione prendendo in considerazione nuovi punti di vista, nell’ottica di trovare la propria formula per stare meglio, è indispensabile.

Pazienza

Attraversare un lutto non è immediato. Richiede tempo e pazienza.

I sentimenti che emergono possono essere dirompenti e ancora serve pazienza nell’accoglierli, ascoltarli e cercare di tradurli. Tutto ciò che si manifesta, dai momenti più fluidi a quelli più ostili, è utile al raggiungimento dell’obiettivo: stare meglio.

È importante darci tempo, essere indulgenti con noi, procedere con calma senza perderci d’animo.

Fiducia

È fondamentale avere chiaro che tutti noi siamo fatti per sostenere l’urto di un lutto, anche se ci arriva come qualcosa di estremamente travolgente. Ciò non significa che sarà un percorso agevole, significa però che siamo dotati delle potenzialità per attraversare anche gli snodi più complessi.

Gli esseri umani muoiono da sempre e da sempre i superstiti avanzano con le loro vite, ciò ci dice che siamo fatti per farcela. Come ce la faremo dipende da ognuno di noi: siamo esseri unici, pertanto ognuno racconterà una storia diversa, preziosa proprio perché inimitabile.

Compiere questo cammino col supporto di qualcun altro, che sia un operatore della salute, un facilitatore del lutto o una persona capace di starci accanto, non significa che siamo meno dotati di altri, piuttosto ci conferma quanto il nostro essere sociali abbia importanza per la nostra sopravvivenza: chiedere aiuto è già dimostrazione della volontà di stare meglio. Accogliere l’aiuto è dimostrazione di elasticità, cioè dell’apertura a mettersi in discussione e valutare altri punti di vista. Chiunque sia disposto ad aiutarci non raggiungerà alcun obiettivo, senza la nostra partecipazione attiva al processo: non sono gli altri a poterci salvare, al limite noi decidiamo di farci accompagnare nel prenderci cura di noi stessi. Perciò noi e le nostre scelte restiamo fondamentali lungo tutto il percorso.

Avere fiducia nelle nostre capacità di trarre da questa esperienza dei nuovi NOI arricchiti di quelle sensibilità che solo le situazioni estremamente dolorose sono in grado di far emergere, può fare la differenza.

Nessuno di noi ha cercato la sofferenza che sta patendo, ma solo noi possiamo scegliere cosa farne di tutto quel dolore.

Possiamo decidere di lasciare che ci scavi per sempre, oppure possiamo scegliere di dargli ascolto, prenderci cura della ferita sulla nostra identità, superare la resistenza al cambiamento, meravigliarci per le nostre potenzialità nascoste e scoprirci capaci di un nuovo equilibrio.

Attraversare il lutto

Attraversare il lutto

Pubblicato per la prima volta il 14 marzo 2023

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