accompagno le persone attraverso il lutto perinatale e il lutto

Sii te stessa, sii te stesso

Sii te stessa, sii te stesso

1935, Muzafer Sherif (psicologo turco, considerato uno dei padri fondatori della psicologia sociale) analizza come viene percepito uno stimolo ambiguo.

In un suo esperimento ha collocato un partecipante per volta in una stanza buia, chiedendogli di fissare un punto luminoso posto a circa 4 metri e mezzo di distanza, quindi gli ha chiesto di stabilire di quanti centimetri si spostasse. Il punto luminoso era fisso, ma per un inganno visivo detto ‘effetto autocinetico’, sembrava muoversi.

Il primo giorno i vari partecipanti hanno stimato spostamenti variabili.

Dopo qualche giorno di fronte al punto luminoso sono stati posti i partecipanti in gruppi di tre ed è stato nuovamente chiesto loro di rilevare il suo spostamento.

Sherif ha osservato che dopo un certo numero di prove il giudizio sullo spostamento dato dal singolo si uniformava al giudizio del gruppo.

Nella terza fase dell’esperimento i partecipanti sono stati richiamati a stabilire il movimento del punto luminoso singolarmente e si è rilevato che il giudizio restava il medesimo stabilito in gruppo, diverso da quello stabilito nella prima fase dell’esperimento.

In sostanza: quando non siamo certi di qualcosa, ci uniformiamo a quel che pensano/dicono/fanno gli altri.

Ora prendiamo questa semplice osservazione e trasportiamola in una fase sconosciuta, pertanto potenzialmente ambigua, della vita.

Immaginiamo come deve essere per una persona che sta vivendo il lutto perinatale… Non ci capisce nulla, non ha riferimenti e si trova in gruppi di persone che le dicono che sia un dolore da cui non si guarirà mai, che la vita sarà sempre a metà, una tragedia senza soluzione.

Quante persone restano impantanate nel lutto perché così vedono fare intorno a loro?

Quale intuizione deve emergere e quanta forza di volontà occorre avere per scostarsi da questa percezione?

Consideriamo l’aggravante: quando una persona vive il lutto perinatale non si sente più parte del ‘mondo normale’. Questa parte di umanità, non avendo minimamente idea di cosa stia passando, facilmente passa messaggi inadeguati, infelici e faticosissimi da sostenere. Pertanto trovarsi in difficoltà anche nel gruppo che dovrebbe essere il nuovo gruppo di appartenenza è un’ulteriore mazzata.

Per questo è importante far passare un messaggio diverso: il lutto è una fase della vita in cui si sperimentano moltissime emozioni, i pensieri possono sembrare immutabili, può emergere la sensazione di non riuscire più a risollevarsi da un tale incubo, tuttavia il lutto non è statico, perciò le convinzioni di oggi possono non essere più valide domani. Ciò che conta è lasciarsi liberi di mutare col mutare del percorso.

Troppo spesso le storie personali vengono generalizzate, probabilmente col desiderio di conformismo che ci appartiene. Se ritengo la mia vita rovinata dal lutto, avrò bisogno di contornarmi di persone simili a me per non sentirmi sbagliata/o.

Il fatto è che le esperienze della vita non sono giuste o sbagliate, sono le nostre. Noi ci facciamo ciò che possiamo e riusciamo, in base alle nostre credenze, alla nostra idea di chi siamo, cosa vogliamo e come pensiamo di dover vivere.

Ogni lutto è diverso e, sebbene tendiamo al conformismo, nessuno di noi è uguale all’altro, perciò le differenze non sono solo normali, ma rappresentano la reale ricchezza umana.

Sii diversa, sii diverso: sii te stessa/o.

Sii te stessa, sii te stesso

Pubblicato per la prima volta l'8 settembre 2023

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