accompagno le persone attraverso il lutto perinatale e il lutto

Perché proprio a me?

Perché proprio a me?

Mi sono chiesta perché proprio a me: perché, fra tanti, proprio a me è capitato di sentire morire due figlie nel mio grembo?

Ben presto ho constatato che non ero sola: insieme a me c’erano tante altre madri e padri (poi nonne, fratelli, sorelle, zie e zii, amiche e amici) sofferenti per la morte del loro bambino.

A ben osservare, mi sono accorta che la natura agisce così, da sempre. Stava a me scegliere in che modo interpretare ciò che mi era accaduto: avrei voluto assegnare alla natura un ruolo punitivo, sacrificante o ignoto? Ho scelto l’ignoto, poiché davvero non conosco le sue ragioni ed evito di ricamarci su.

Mi sono chiesta perché sentissi un dolore tanto dirompente, nonostante le mie figlie fossero morte ‘presto’, prima di quanto mi aspettassi, in un tempo che non mi aveva dato ancora l’opportunità di stringerle fra le braccia.

Ben presto ho constatato che quel dolore era comune a tanti, che come me avevano conosciuto i loro figli solo da dentro la pancia.

A ben osservare, mi sono accorta che l’amore verso una persona passa attraverso le cellule, risuona al vibrare dei cuori, si espande e si propaga anche oltre il respiro. Piangevo per l’improvvisa privazione di quell’amore: le cellule non migravano più, un cuore aveva smesso di battere, l’unico respiro rimasto era il mio. Stava a me scegliere: avrei potuto piangere eternamente per l’assenza nel mio ventre, oppure avrei potuto conservare l’amore provato come un preziosissimo dono nella mia vita. Ho scelto l’amore.

Dal principio non è stato facile: la rabbia, il rimpianto, il senso di ingiustizia, il dolore… mi sopraffacevano.

Così ho avuto modo di sperimentare la mia pazienza: so di possederne almeno quanta me ne serve.

Ho scoperto la fiducia in me e nelle mie capacità di fronteggiare anche una delle esperienze più dirompenti dell’esistenza umana: la morte di un figlio.

Le mie figlie sono morte ed io mi sono svelata: nella mia forza, nella mia capacità di ritrovare l’equilibrio, nel mio desiderio di vivere la vita anche quando fa male. Tutti elementi che erano in me da sempre, a cui non avevo ancora avuto bisogno di attingere.

Le mie figlie non sono morte per mostrarmi fin dove fossi in gradi di spingermi: loro sono morte e basta, perché nella vita si muore. Sono io ad avere scelto di fare di questa esperienza qualcosa di straordinario, perché non restasse vana, perché non richiamasse dolore, perché fosse utile a me.

Nessuno mi ha detto dove dovessi andare: l’ho scelto io.

Ho scelto di godere della vita perché ho toccato con mano quanto possa essere breve, imprevedibile e straordinaria.

Affondo in essa perché ho scelto di dare senso alla mia esistenza sperimentandomi nelle esperienze che desidero compiere, anche se potrebbero portare dolore.

Non ho paura di vivere, né ho paura di morire. Piuttosto faccio attenzione a non perdermi nulla, poiché l’unico timore che ho è quello di avere rimpianti.

Con la morte delle mie figlie ho scoperto che l’esistenza intera è in mano mia: sono io a decidere dove andare a come farlo, nonostante a volte la natura ponga i suoi paletti inderogabili.

Non mi sento sfortunata perché due delle mie figlie sono morte, mi sento una madre che ha sperimentato diversi tipi di maternità, grata perché ho avuto il privilegio di condividere questa esperienza terrena con tutti i figli che ho desiderato.


Il mondo del lutto perinatale è costellato di stereotipi e popolato da persone che fanno della loro storia, la vicenda universale.

Alcune persone sono credenti e si sentono consolate nel sapere che il loro dio le abbia scelte per vivere l’esperienza che stanno attraversando, definiscono i loro figli degli angeli e subiscono il volere di questo dio, che non comprendono, con abnegazione.

Perché proprio a me?

Ognuno deve potersi raccontare la storia che più lo rappresenta: non sentitevi strani se non vi riconoscete nel racconto altrui.

Racconto la mia storia, con l’intenzione di far sentire meno sole tutte le persone che non si riconoscono negli stereotipi e che cercano nel cuore e nella mente la loro particolare narrazione.

Raccontatevi come siete, non come vi raccontano. Il vostro valore è la vostra unicità.


Perché proprio a me?

Pubblicato per la prima volta il 16 agosto 2022

Da più di dieci anni mi occupo di accompagnare le persone attraverso il lutto perinatale: scopri come posso aiutarti.

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