accompagno le persone attraverso il lutto perinatale e il lutto

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere.

A me non è accaduta proprio la stessa cosa…

Si tratta solo di qualche sberla, può capitare…

Era solo stanco.

Poi si è pentito.

È colpa mia, non mi sono spiegata bene.

È colpa mia, non ho capito quanto fosse il momento sbagliato…

È colpa mia, perchè lui mi ama.

Io invece, non glielo dimostro abbastanza.

Poverino, non sai che storia ha alle spalle…

Non è cattivo, mi vuole bene…

Vedrai che col tempo cambierà. Il mio amore lo cambierà.


violenza di genere
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere

Il corpo racconta ogni giorno la mia storia

Chissà perché ci ho impiegato tutto questo tempo… forse al dolore ci si abitua. Come il corpo cerca di trovare le soluzioni migliori per mitigare la pena, così fa la ragione. Un antinfiammatorio e passerà… un cuscino in più, un lavoro in meno, contieni lo stress, modera alcuni alimenti, aboliscine altri. Finché non c’è più posizione, la colazione è a base di farmaci e la dieta monotematica.
Non riesco più a pensare con lo stesso vigore di un tempo, distratta dalle costanti contratture. Ma soprattutto, devo moderare quel che amo fare.

Così so che sono giunta in fondo, è ora di ‘prendermi cura’ di lui. Lo scrigno che mi contiene e che, instancabile, ogni giorno mi dice quel che non va, nonostante faccia finta di non ascoltarlo.

Caspita! Che cervicale hai! Qui manca una curva… Hai subito un trauma? È una cosa vecchia… Al coccige forse? Una caduta dalle scale?

Un trauma.
Sì l’ho subito. No, non sono caduta dalle scale, ma spesso si dice così.

Io ho ricevuto dei calci. Al coccige. Talmente forti che ho fatto fatica a sedermi e alzarmi per settimane.

Probabilmente si è fratturato e risaldato da solo. Certamente si è deviato.
Ormai risale ad una vita fa, forse qualcosa in più.
Ci ho impiegato anni a capire perché.

Perché mi sono trovata in quella situazione?
Perché l’ho gestita in silenzio e piena di vergogna?
Perché?

La risposta sta nella mia storia di figlia che viene dalla storia di una madre che è stata figlia…

Sul mio corpo risuona l’eco delle generazioni, l’evoluzione di una famiglia.

No, nella mia casa di bambina non c’era violenza e neppure nella casa di mia madre quando era bambina. La violenza non viene sempre e solo dalla violenza, ma può giungere anche dalla cura, dall’affetto che, per come è offerto, dice molto del valore di colui che lo riceve. Quando questo affetto manca, perché la morte se lo porta via, lascia un vuoto che non sempre si sa come colmare. Finché si trasforma in un modo di amare che lascia buchi come in una groviera e in quei buchi può trovare spazio perfino qualche calcio.

Mi porterò sempre addosso i segni di quel periodo, quello in cui mi sono amata di meno.

E per molto tempo ho pensato che non fosse giusto: perché liberarsi, reagire, riuscire a darsi un valore, non può bastare a raddrizzare un coccige per sempre?
Come se questo dolere venisse da chi me lo ha inflitto e restasse appiccicato su di me insieme ad esso: mi riscatterò mai?

Il mio corpo ogni giorno si sveglia e mi racconta la mia storia

fatta di un affetto grande, ma bucherellato come una groviera. Mi ricorda che me ne devo prendere cura, soprattutto dei buchi. Con dolcezza e pazienza. Mentre lo faccio restituisco alla mia mamma un po’ di quell’affetto che la morte le ha portato via, e un po’ di valore a quella bambina che ha trovato un grande affetto, ma bucherellato come una groviera.
Così la mia famiglia continua ad evolvere e chissà quale sarà l’eco delle generazioni che verranno…

Il mio corpo ogni giorno si sveglia e mi racconta la mia storia

di come dal fondo sono risalita, di quanta strada ho percorso e di come ho fatto bello intorno a me.

Il mio corpo ogni giorno si sveglia e mi racconta la mia storia

di come chi ha provato a restarmi appiccicato con qualche calcio, non ci sia infine riuscito, bensì risulti l’unico attore privo di reale valore. Chiamiamolo riscatto, ma forse è perfino di più.

Il mio corpo ogni giorno si sveglia e mi racconta la mia storia

nonostante tiracchi di qua e strizzi di là, lo ascolto volentieri: mi racconta una bella storia 🙂

Se fa male non è Amore.

Non è colpa tua.

Non lo puoi salvare tu.

Salva te stessa!

La violenza ha tanti aspetti: è subdola, strisciante, si insinua nell’autostima, svilisce e annienta.

La violenza non è solo fisica.

Può essere fatta di frasi, insulti, minacce, ricatti. Quindi sputi, spintoni, botte, stupri…

L’amore non DEVE fare male. Se fa male, non è amore.

Parliamone, senza vergogna.

Salviamoci!

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere.

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