accompagno le persone attraverso il lutto perinatale e il lutto

Come definire un genitore a cui muore un figlio

Come definire un genitore a cui muore un figlio

Nel mondo del lutto perinatale si sente spesso fare questa riflessione:

La morte di un figlio è talmente impensabile e innaturale che la società non è stata capace di inventare un termine con cui definire i genitori sopravvissuti.

Se esistono parole con cui chiamare il marito e la moglie a cui muore il coniuge (vedovo o vedova) e con cui definire i figli a cui muoiono i genitori (orfani), non ce n’è alcuna per identificare il genitore a cui è morto il figlio.

Senti come suona?

Come un aggravio e allo stesso tempo come il riconoscimento del fatto che il nostro pensiero sia fondato: effettivamente la morte di un figlio è innaturale.

Ce lo sentiamo ripetere come un mantra, al punto da non chiederci nemmeno più se sia un pensiero fondato oppure no: è così e basta ed è anche per questo che fa tanto male.

Com’è possibile affrontare qualcosa di innaturale?

Come si esce da una situazione che la società non è stata in grado di processare al punto da non aver ideato una parola specifica?

Eh… non se ne esce… ecco che altri assunti propri del mondo del lutto perinatale acquisiscono veridicità e fondatezza:

Come definire un genitore a cui muore un figlio

Ora ti pongo una domanda: rifletti con attenzione prima di rispondere.

Con quale termine è definita la persona a cui muore un fratello o una sorella?

E con quale si chiama il nonno a cui muore un nipote?

Come un nipote a cui muore uno zio?

Quando muore un amico, come ci definiamo?

E se a morire è il nostro animale adorato?

Ti lascio un attimo per fare mente locale…

Non esistono termini per definire i superstiti, MAI.

Fatta eccezione per due soli casi: quando a morire sono i genitori o il coniuge.

Quindi l’assunto recitato come un mantra può essere ribaltato.

Nessuna defezione della società insensibile e incurante: in verità noi abbiamo un termine con cui definire tutte le persone che soffrono per la morte di un loro caro, a prescindere dal legame di parentela.

Questa parola è semplicemente LUTTO.

Genitore in LUTTO, Figlia/o in LUTTO, Nipote in LUTTO, Sorella/Fratello in LUTTO, Nonno/a in LUTTO, Amica/o in LUTTO, Moglie/Marito in LUTTO, Compagna/o in LUTTO, Collega in LUTTO, Curante in LUTTO, Dipendente in LUTTO, ecc.

Non ne esistono di speciali perché nessun lutto dovrebbe essere giudicato in base al legame di parentela: il dolore lancinante non dipende dalla posizione nell’albero genealogico, piuttosto dal legame affettivo.

L’amore oltrepassa ogni vincolo di sangue e di specie.

A questo punto potremmo chiederci il perché dell’esistenza dei termini ORFANO/A e VODOVA/O, che sembrano eccezioni alla regola.

Beh, presumo se ne sia riscontrata la necessità per una questione meramente di diritto.

I vedovi possono risposarsi, gli orfani essere adottati.

Ecco che queste due parole non sono state pensate per definire l’entità di un dolore, piuttosto la condizione legale dei superstiti.

Ora che questo assunto è stato smontato, puoi prendere in considerazione di rivedere anche tutti gli altri che ti mantengono in uno stato di sofferenza.

Noi siamo i protagonisti della storia che ci raccontiamo e la nostra storia può cambiare radicalmente se solo osiamo oltre quegli assunti che ci tengono in scacco.

La realtà è percezione: cambiando il punto di vista, cambia il panorama.


Se stai attraversando un lutto perinatale o un lutto e desideri spostare il tuo punto di vista oltre gli assunti che contribuiscono a tenerti in uno stato di sofferenza, ma non sai da che parte cominciare, scrivimi.

Come definire un genitore a cui muore un figlio

Come definire un genitore a cui muore un figlio

Pubblicato per la prima volta il 28 aprile 2023

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