accompagno le persone attraverso il lutto perinatale e il lutto

Lasciarti andare

Lasciarti andare

Fare con l’assenza è stato dapprima restare in qualche modo legata alla presenza.

Pensavo che le mie figlie fossero da qualche parte intorno a me, pur non potendole vedere.

Potevo avvertire la loro presenza e andavo cercandola nei colori del cielo, nell’aria che accarezzava il viso, nel calore del sole.

È come se avessi avuto bisogno di staccarmi pian piano: più lentamente di quanto la vita avesse stabilito.

Mi piace definirla ‘energia potenziale’, quel moto che va alimentandosi in un crescendo dal momento in cui un figlio è pensato, giunge a noi e poi esiste fuori da noi.

Due delle mie maternità hanno dovuto reimpiegare in modo alternativo quell’energia potenziale, accresciuta e improvvisamente strozzata dal sopraggiungere della morte.

Non si è dissolta nel nulla come parevano essersi dissolte le mie figlie e infatti loro non erano dissolte… aleggiavano nei colori, nell’aria, nei raggi del sole.

Finché l’energia potenziale si è progressivamente abbassata, come una musica da cui ci si allontana e pian piano scompare.

Oggi so d’averlo scelto.

Ho scelto di abbassare il volume, ho scelto smettere di alimentare quell’energia perché non potevo più impiegarla come avrei voluto, quindi ho deciso che non l’avrei impiegata affatto.

Beh, in realtà un residuo sta qui, nelle parole che cerco, nei libri che leggo e che scrivo, nelle storie che ascolto e tengo in me.

Si tratta di un’energia che ho trovato oltre la maternità, che già mi apparteneva, ma che solo questa esperienza ha saputo mettere in luce.

Ho scelto ancora. Ho scelto di seguire questa forza e lasciare che mi mostrasse la strada: la mia strada.

Ad un certo punto sono stata pronta a lasciarle andare.

Potevo essere la loro madre senza di loro e senza fare nulla.

Sono perché sono e non per quanto faccio.

Anche loro possono essere quel che sono, senza fare nulla.

E loro sono morte.

Così è venuto naturale rappresentarci per come sento che siamo: io qui e loro non più.

Non so se ci troveremo di nuovo, non penso più che sia importante: importa che ci siamo trovate.

Non so se davvero siano altrove rispetto a qui, nemmeno questo penso che sia importante: importa che sia stata presente quando ci sono state.

Non importa nemmeno se siano qui e non ancora altrove: importa che siano libere di andare.

Ecco, quando mi penso la loro madre, ho la sensazione di essere riuscita a fare una cosa molto difficile, soprattutto per quest’epoca, nel pezzo di mondo in cui viviamo; una cosa che a raccontarla ogni volta mi fa aggiudicare sguardi sospettosi, come se fossi finta o avessi qualcosa che non va: le ho lasciate andare e sono grata.

Non ho scelto ciò che è accaduto, ma ho scelto cosa farne e mi gratifica stare con la persona che sono diventata.

Lasciarti andare

Pubblicato per la prima volta il 10 novembre 2022

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