accompagno le persone attraverso il lutto perinatale e il lutto

La parola mancante

La parola mancante

Fra le considerazioni che si trovano continuamente a supporto di quanto il lutto perinatale sia un vero e proprio tabù, spicca quella legata alla parola mancante: non esiste un termine per definire “il genitore che ha perso un figlio”.

Esiste però un termine per definire il coniuge a cui è morto il marito o la moglie (vedova e vedovo) e un termine per definire il figlio a cui è morto il genitore o i genitori (orfano).

Ecco che nel cuore di chi duole la voragine di dolore sembra aumentare persino di più.

Nessuno ha pensato di attribuire valore alla privazione di un figlio, al punto da non aver mai sentito la necessità di inventare un termine con cui definire questi genitori.

Per diverso tempo mi sono interrogata anche io su questa mancanza, restando imprigionata nella visione di chi ha bisogno di avvalorare con ogni elemento possibile il fatto che il lutto perinatale sia un tabù. Tuttavia, spostando lo sguardo, è possibile interpretare la mancanza di questa parola in tutt’altro modo.

Esiste una parola per definire un fratello a cui muore una sorella o un fratello?

No, non esiste, eppure il lutto di quel dolente non è un tabù.

Esiste una parola per definire un nipote a cui muore un nonno o uno zio?

No, non esiste, eppure il lutto di quel dolente non è un tabù.

Insomma: non esistono parole per definire i superstiti, fatto salvo per le vedove, i vedovi, le orfane e gli orfani. Solo loro hanno una parola per definirsi e probabilmente ciò dipende più da una questione meramente legale, che di riconoscimento del dolore. Gli orfani quando minorenni possono essere adottati, le vedove e i vedovi possono risposarsi.

Ricordiamoci inoltre che non solo “i genitori che perdono i loro figli” in epoca perinatale vivono il lutto: tutti i sopravvissuti ai loro figli vivono una sofferenza profonda. Eppure solo il lutto perinatale è un tabù. Lo è a prescindere da quella parola che sembra mancare, infatti non esiste per la maggior parte dei luttuanti, senza nulla togliere al loro lutto.

Provo ad azzardare un’altra possibile ragione legata alle parole che secondo me contribuisce a rendere il lutto perinatale un tabù: questi nostri figli si sono persi, oppure si sono trasformati in angeli, stelle, meteore, sono saliti in cielo, se ne sono andati, ma non sono mai morti. Come possiamo essere presi sul serio quando ci definiamo in lutto, se non usiamo mai la parola fondamentale capace di innescare il lutto?

Diciamolo che i nostri figli sono morti. Senza paura.

La parola mancante

Pubblicato per la prima volta il 20 novembre 2022

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