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Esposizione del consumatore all’alluminio

Esposizione del consumatore all’alluminio

Esposizione del consumatore all'alluminio
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È datato 3 maggio 2017 il parere della Sezione Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute, in merito alla valutazione del rischio di esposizione all’alluminio derivante dal contatto alimentare.

«L’Alluminio, onnipresente nella nostra vita quotidiana, è uno dei metalli con riconosciuta potenziale pericolosità per la nostra salute, anche considerando la presenza diffusa in molti alimenti e in molti altri prodotti di consumo.

L’alluminio interferisce con diversi processi biologici (stress ossidativo cellulare, metabolismo del calcio, etc.), pertanto può indurre effetti tossici in diversi organi e sistemi: il tessuto nervoso è il bersaglio più vulnerabile. L’alluminio ha una biodisponibilità orale molto bassa nei soggetti sani anche se, per contro, la dose assorbita ha una certa capacità di bioaccumulo. L’escrezione avviene essenzialmente tramite il rene; il bioaccumulo, e quindi la tossicità, dell’alluminio è nettamente maggiore nei soggetti con funzionalità renale immatura o diminuita (bambini piccoli, anziani, nefropatici).»

La Sezione Sicurezza Alimentare riconosce la tossicità dell’alluminio e riconosce che tale tossicità sia più elevata nei bambini piccoli.

«Le numerose proprietà fisico-chimiche dell’alluminio (bassa densità, malleabilità, buona conduttività elettrica e chimica, resistenza alla corrosione e alla trazione, ecc.) lo rendono un metallo ampiamente utilizzato in molti campi:
 Industria alimentare (coloranti, additivi, packaging …)
 Trattamento delle acque alimentari
 Farmaceutico, cosmetico, medico, chirurgico …
 Settore edile»

L’alluminio è tossico, ma è estremamente duttile, perciò lo troviamo praticamente ovunque.

«Negli esseri umani le vie principali di esposizione riconosciute a questo metallo sono:
– la via per inalazione
– la via cutanea
– la via iatrogena
– la via orale»

L’alluminio si respira, si assorbe attraverso la pelle, si inietta, si mangia…

«Via inalatoria: è considerata una via minore di esposizione in soggetti non esposti professionalmente. (…)

Via cutanea: l’assorbimento dell’alluminio dopo esposizione per via cutanea è stato poco studiato poiché gli studi su modelli animali non hanno dato risultati attendibili. (…)

Via iatrogena: questa via di esposizione comprende soprattutto l’infusione endovenosa o parenterale; è necessario adottare controlli specifici per ridurre il rischio di esposizione attraverso ognuna di queste modalità definendo il più accuratamente possibile quali gruppi di pazienti sono a rischio di un sovraccarico iatrogeno di alluminio e in quali condizioni l’alluminio rappresenta un rischio per la salute. Una lista provvisoria di gruppi di pazienti a rischio di sovraccarico iatrogeno di alluminio dovrebbe comprendere i pazienti con insufficienza renale, i neonati e bambini, gli anziani e i pazienti in nutrizione parenterale totale domiciliare. (…)

Via orale: l’ingestione di alluminio attraverso il cibo, l’acqua potabile o di bevanda additivata, per fenomeni migrazionali dai contenitori e dagli utensili per la cottura, costituisce il 95% della dose giornaliera. (…)»

«A circa ventiquattro ore dopo la somministrazione, il 99% di alluminio nel sangue si trova nella frazione plasmatica ed è destinata a legarsi preferibilmente con la transferrina (complesso Al-transferrina) e la ferritina (80%) per depositarsi in milza e fegato ricchi di recettori della transferrina, ma anche all’albumina (10%). La frazione rimanente viene trasportata da proteine a basso peso molecolare (LMW) e il complesso Al-LMW si deposita nell’osso dove i recettori della transferrina sono assenti. Nei soggetti sani si è visto che si distribuisce soprattutto nell’osso per circa il 50% della dose assunta, nel polmone per circa il 25% e nel fegato per il 20-25%. La percentuale rimanente è distribuita in altri organi, come la milza giungendo al SNC attraverso la barriera ematoencefalica e nel feto attraverso la barriera placentare. Le concentrazioni nei tessuti e in particolare nel polmone e nell’encefalo, aumenta con l’età.»

Quotidianamente ingeriamo già quasi tutta la quantità limite di alluminio. Quando vi è necessità di iniettare prodotti che lo contengono, occorre fare particolare attenzione alle categorie più a rischio, come i neonati e i bambini.

alluminio

Ai neonati tocca una dose giornaliera di alluminio nettamente superiore se allattati con latte artificiale.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO

«L’esposizione alimentare media all’alluminio di un adulto varia tra 0,2 e 1,5 mg/kg di peso corporeo per settimana (l’assunzione per settimana, invece che giornaliera, si calcola per le sostanze che bioaccumulano).

Nei bambini e adolescenti, le stime variano da 0,7 a 2,3 mg/kg di peso corporeo per settimana. L’assunzione giornaliera di alluminio (in base al peso corporeo) in un bambino risulta più elevata rispetto ad un adulto; pertanto, i bambini rappresentano il gruppo di popolazione maggiormente a rischio, in quanto più esposto e, per quanto riguarda i bambini sotto i tre anni, più suscettibile.

Nei bambini non ancora svezzati o in fase di svezzamento si stima una esposizione variabile da 0,1 a 0,78 mg di al kg di peso corporeo per settimana; i livelli relativamente elevati, che possono apparire inattesi, in un gruppo particolarmente vulnerabile, sono correlati all’uso di alimenti specifici per lattanti (…)»

Il parere in oggetto ribadisce più volte come l’alluminio sia particolarmente pericoloso per i neonati e i bambini.

Definisce relativamente elevati e inattesi i valori di alluminio ingeriti mediamente dai neonati, particolarmente a rischio i bambini e suscettibili i bambini sotto i tre anni di età.

Sebbene riporti anche come «in generale, la maggior parte dell’alluminio ingerito non viene assorbito e viene eliminato con le feci (95%). »

RACCOMANDAZIONI

«La Sezione per la sicurezza alimentare del CNSA raccomanda di fornire ai consumatori informazioni circa il corretto uso dei materiali contenenti alluminio per la produzione e la preparazione degli alimenti in ambito sia domestico sia di impresa (…). Inoltre sarebbe opportuno fornire indicazioni agli operatori del settore alimentare (…). La Sezione competente considera, inoltre, che i materiali a contatto non sono l’unica fonte di esposizione alimentare ad alluminio e pertanto raccomanda di rivolgere particolare attenzione anche all’uso di additivi a base di alluminio negli alimenti, nonché di verificare eventuali fonti aggiuntive di contaminazione delle catene alimentari.»

Alla luce di tutto ciò il Ministero della Salute non valuta l’impatto dell’alluminio iniettato col vaccino.

Qual è il limite di alluminio iniettato considerato sicuro?

«Nessuno studio sperimentale è mai stato fatto per determinare un NOAEL (assenza di effetti avversi osservabili), e quindi nessun limite sicuro o livello di dose massima consentita (MADL) è stato chiarito. (…)

Nel Codice FDA dei Regolamenti Federali per la terapia TPN (Nutrizione Parenterale Totale – alimentazione di una persona per via endovenosa), si afferma:

   “i prematuri [neonati] che ricevono livelli parenterale di alluminio superiore a 4-5 [micro] g / kg / die accumulano alluminio a livelli associati a tossicità per il sistema nervoso centrale e le ossa.” E che, “Il carico nei tessuti può verificarsi anche a tassi più bassi di somministrazione.” Sulla base di quanto sopra, si può ritenere che il livello di esposizione di anche solo 5 microgrammi di alluminio (per chilogrammo di peso corporeo al giorno) è una dose che provocherebbe effetti avversi osservabili nei bambini. Questa dose è molto più alta di quello che sarebbe un limite di sicurezza determinato sperimentalmente. Tuttavia, questo è ciò che abbiamo di più vicino a una una dose di riferimento potenzialmente iniettabile sebbene ci si stia avvicinando al livello di “indiscutibilmente troppo”.» (Fonte: Comilva)

Quanto alluminio c’è in ogni vaccino?

alluminio
Fonte: COMILVA (clicca qui)

«L‘alluminio assorbito in un giorno tramite la prima dose di Infanrix è 5000 volte maggiore di quello assorbito nello stesso giorno mediante latte materno e 3500 volte maggiore di quello assunto mediante latte formulato.» (Fonte: Alluminio: calcolo rapporto alluminio esavalente_latte nel lattante di 61 giorni.pdf)

CONCLUDENDO: è raccomandato fare attenzione a quel che mangiamo, come lo cuciniamo, come lo conserviamo, ma possiamo iniettarci, e iniettare a neonati e bambini, inframuscolo l’alluminio contenuto nei vaccini senza paura: il dogma dice che i vaccini siano sicuri.

Esposizione del consumatore all’alluminio

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