accompagno le persone attraverso il lutto perinatale e il lutto

La terapia durante il lutto

La terapia durante il lutto

«Vado in terapia» è una frase diventata d’uso comune un po’ come «sono depresso».
L’essere depresso nella maggior parte dei casi vuol significare «sono triste», l’andare in terapia vuol significare che si va (sistematicamente) da qualcuno che ascolta e forse esprime la sua… non è detto. A volte sta proprio zitto e la chiama ‘cura’.

Nel nostro linguaggio sono entrate le espressioni della malattia, senza che ce ne siamo resi conto, un po’ come quelle della guerra, che usiamo senza pensarci, da convinti pacifisti come ci proclamiamo tutti.
Infatti dobbiamo affrontare sfide/lotte/battaglie contro il vivere per vincere la guerra e non morire, ché se muori sei un fallito, ma almeno non più depresso.

Il punto è questo: quando siamo tristi (arrabbiati, disorientati, affranti, delusi, increduli, ecc.) perché qualcosa non è andata secondo i piani, confrontarci con chi è disposto ad accogliere e offrire spunti per rimettere in prospettiva gli avvenimenti, migliora la nostra condizione per varie ragioni.

Essere ascoltati davvero non è proprio usuale: più spesso gli altri ascoltano loro stessi attraverso di noi, cioè le nostre parole suscitano in loro qualcosa e ci rispondono di conseguenza, il risultato è che spesso non ci sentiamo capiti, visti, ascoltati, ecc.

Trovare qualcuno che stia lì con noi, per noi, è vero e proprio nutrimento. Checché se ne dica, non ci cibiamo di solo pane…

Quando l’altro entra in connessione con noi, può aggiungere al nostro percepito pezzi preziosi che a noi sono sfuggiti: i nostri sensi fanno una selezione piuttosto ampia, diversamente saremmo travolti da stimoli continui. Molto spesso vediamo ciò che vogliamo vedere… anche se non c’è o non è la sola cosa presente.

Tutte queste cose non sono terapia, sono relazione. Possiamo chiamarla ‘relazione d’aiuto’ quando ha il preciso scopo di venirci in soccorso.

Non serve essere terapeuti per aiutare qualcuno… non siamo malati se sentiamo bisogno d’aiuto. Siamo vivi.

Sì perché l’umano è un essere in relazione. Il nostro stare al mondo prevede l’altro e il confronto con l’altro.

Un tempo c’erano i filosofi, poi sono arrivati i preti, oggi c’è di tutto un po’, purché possa dirsi «terapia», altrimenti non sembra affidabile. Conta più sentirci «in cura», piuttosto che percepire di avere accanto qualcuno in grado di prendersi davvero cura di noi, mentre cerchiamo di capire cosa non va e agiamo per aggiustarlo. La delega stessa sembra ‘terapeutica’, peccato che nessuno oltre noi possa davvero compiere quei passaggi in grado di condurci verso il benessere.

Insomma, se sei viva/o e ti senti in difficoltà, probabilmente relazionarti con qualcuno che interagisca con te per individuare insieme a te il problema e le possibili strategie risolutive potrà facilitare il raggiungimento del benessere.

Le difficoltà possono essere di varia natura, se dipendono da uno o più lutti, cioè la perdita di qualcuno o qualcosa di significativo, allora puoi scrivermi: con me non farai «terapia», non ti tratterò da malata/o (solo in particolari casi il lutto può complicarsi e necessitare di terapia), piuttosto ci rimboccheremo le maniche insieme per individuare la strada verso il nuovo equilibrio che ti attende.

La terapia durante il lutto

Pubblicato per la prima volta il 12 settembre 2024

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