Cosa scorre nel nostro sangue?
Qualche giorno fa a Savigliano si è tenuto un incontro organizzato da cittadini, volto a fare luce su alcune importanti questioni legate alla situazione che ci coinvolge da più di due anni.
Gli interventi sono stati tutti interessanti, tuttavia ha catturato la mia attenzione ciò che ha riportato Luciana Beccaria, portavoce de Il filo di Arianna, gruppo Telegram fondato da due donne, una farmacista e un medico, allo scopo di aiutare le persone ad inoltrare segnalazione di reazione avversa al farmaco sperimentale, intorno al quale è stata regolata tutta la nostra vita dell’ultimo anno e un po’.
Il filo di Arianna ha catalogato 5.415 segnalazioni di reazione avversa, con un’incidenza quasi sovrapponibile a quella rilevata nei database ‘ufficiali’.

Inoltre ha condotto un test in autonomia: ha fatto analizzare il sangue di 8 volontari che hanno ricevuto il farmaco e 8 volontari che non lo hanno ricevuto, presso il laboratorio di biotecnologia del Dott. Giovannini a Mantova.
Le immagini osservate al microscopio in campo oscuro sono sconvolgenti.
Tutte le persone che hanno ricevuto il farmaco, presentano aggregazione di globuli rossi, sia che abbiano manifestato reazioni avverse, sia che non abbiano riscontrato alcun problema.
La nota positiva viene da una persona che ha avuto reazioni avverse ed è stata curata da un medico immunologo di sua fiducia: i globuli rossi non erano aggregati in modo preoccupante come in altri soggetti.
Questo ci dice che il problema esiste, ma è anche possibile affrontarlo.
Come molti di voi sanno, mi occupo di raccogliere dati e testimonianze in merito alle reazioni avverse successive la ricezione del farmaco sperimentale in gravidanza e allattamento, cerco di raccogliere tutto il materiale utile per comprendere quali siano i rischi di questa sperimentazione sia sulle madri che sui bambini in grembo e già nati.
La prima cosa a cui ho pensato vedendo queste immagini è: nei feti e nei lattanti sottoposti al farmaco attraverso la madre, i globuli rossi sono altrettanto aggregati? Se sì, questa aggregazione di quali possibili problemi può essere responsabile?
Perché, vedete, un adulto che ha già un suo trascorso e la facoltà di esplicitare come si sente, è in grado di dire se oggi stia peggio di ieri. Un feto non è ascoltabile da nessuno. È facile far ricadere i possibili problemi dentro una casistica definita ‘sfiga’ e non indagare oltre.
In aggiunta ci mettiamo che la madre ha sottoscritto il consenso informato e, per quanto sia stata messa sotto pressione dal medico o dal sistema (come accade per le madri facenti parte delle categorie obbligate), la scelta è stata sua. Ve lo immaginate il senso di colpa?
Ecco, qui vorrei proprio spendere qualche parola netta e inequivocabile:
NON È COLPA TUA.
Non lo è. Ogni genitore agisce per il meglio, qui il vero colpevole è chi ha sottoposto un’intera popolazione ad una sperimentazione di massa senza dati, chiedendo la sottoscrizione di un consenso informato che è una menzogna.
Lo ripeto perché non sia equivocato:
I DATI NON CI SONO!
Non ci sono nemmeno adesso, dopo mesi di sperimentazione, perché non c’è farmacovigilanza attiva, le reazioni avverse sono analizzate da un algoritmo, sono escluse d’ufficio quelle a medio e lungo termine.
Viviamo nell’occultamento completo.
Adesso ciò che conta è cercare di capire quali siano i problemi e trovare i rimedi.
Esistono tanti medici veri, scienziati veri, che stanno lavorando incessantemente per trovare soluzioni.
Non perdiamoci d’animo e tiriamo fuori la verità: ognuno di noi è portatore di un pezzetto di questa storia… e nel suo piccolo può fare la differenza per altri, pur se ha pagato duramente il suo prezzo.
Resto a disposizione, come sempre, per chi desiderasse raccontare di sé.
Cosa scorre nel nostro sangue?
Pubblicato per la prima volta il 23 maggio 2022